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Disegno di Marco Gottardello

Quando ho iniziato a scrivere “Era meglio nascere topi” non immaginavo il vortice di tensione, frustrazione e rabbia che mi avrebbe travolta. Parlare di razzismo non è facile. Non è facile cercare di mantenere un discorso profondo mentre intorno crolla anche il più piccolo pezzo di umanità; parlare del razzismo contro i rom è ancora più difficile. Raccontare la discriminazione e i soprusi strutturali e non esserne la vittima è un’operazione estremamente delicata: troppo spesso le storie vengono raccontate dalla bocca degli altri, di coloro che non hanno la pelle bruciata dall’odio. Nello spettacolo abbiamo deciso di tenere l’attenzione focalizzata sulla nostra parte, di indagare l’abisso di violenza che la nostra società mette in atto, di guardare i carnefici sapendo (dolorosamente) di farne, in qualche misura, parte. Il privilegio, la consapevolezza di essere, di fatto, dalla parte “giusta” della rete va sempre tenuto presente e, sempre, problematizzato. Nel lungo percorso, appassionato e travagliato, di ricerca per lo spettacolo abbiamo raccolto storie e sensazioni che sento l’urgenza di raccontare. Sono consapevole della mia estraneità, ma spero di riuscire a tenere uno sguardo attento e partecipato, così come spero di essere circondata da amici puntigliosi e critici, pronti a consigliarmi là dove la strada si farà più ardua. Intanto, un piccolo ricordo: il Poeta è stato uno dei nostri primi incontri, ha occhi giganti e parla a voce bassa, ha due figli combattenti e ci rimane male quando gli diciamo che non possiamo rimanere a cena. Che è rom se l’è per lungo tempo inghiottito dentro, insieme alle sue poesie. Quando va dal panettiere lo sente lamentarsi degli zingari, aspetta il suo turno e poi gli dice “Dovrebbe lamentarsi anche di me allora, anche io sono zingaro”. Il panettiere lo guarda e gli dice che non è vero, “tu sei pulito”. “Cosa dovrei fare allora, uscire di qui, sporcarmi la faccia e tornare dentro, allora diresti che vado bene, che sono uno zingaro vero?”. Il Poeta è stato uno dei nostri primi incontri, dopo pochi giorni è andato a ritirare un premio per le sue poesie. La sua storia, come quella di tante, è una lotta per combattere lo stereotipo violento che pesa sul popolo rom. per le sue parole per la sua enorme accoglienza e per il calore di quel pomeriggio Grazie a Zeljko e a tutti quelli che hanno ci hanno accompagnato lungo la strada

Debora 

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