Fare ridere ha sempre avuto un valore preciso nella società e la storia della comicità si è
continuamente trasformata perché vive in stretta relazione con le evoluzioni sociali.
La risata:
per suscitarla cosa serve?
cosa funziona e cosa no?
quante volte ci si chiede perché ridiamo?
e soprattutto quante volte ci si chiede “ perché facciamo ridere “ ?
Per volere far ridere ci vogliono talento, ispirazione, tecnica e cultura, il talento deve
partire da noi stessi, la tecnica è fondamentale (ritmo, pausa, contro tempo) e si impara
con l’esperienza. Studiare, immedesimarsi, ricercare, scandagliare l‘animo umano, vivere e fare pratica, sono cose essenziali. La scuola migliore è la VITA, sta poi all’attore trasferirne il significato più profondo sulla scena.
Per interpretare un ruolo comico non basta far ridere, i veri comici sanno anche far
piangere. Ebbene sì, il comico è un attore dal talento e dalle capacità non comuni,
Sa andare dritto al punto, sa interpretare e cogliere il lato divertente della realtà, e deve
saper essere empatico con il proprio pubblico.
Un bravo attore comico deve imparare a non prendersi tanto sul serio, deve annullare completamente il proprio ego, deve mettersi al servizio della scena e a nudo di fronte al
pubblico senza vergogna. Occorre essere come una spugna, riflettere, seguire tutto, ma allo stesso tempo seguire il proprio istinto.
Il comico non recita solamente per il pubblico ma recita con il pubblico, è in continuo respiro e ascolto con ciò che il pubblico vuole, proprio per
questo negli anni sono nati nuovi generi e cambiati i tempi comici, come il musicista per
offrirsi al pubblico accorda il suo strumento così l’attore prepara il suo di strumento: il
corpo.
Conoscere la propria fisicità e cercare i suoi lati comici, nei modi di fare, nelle abitudini
fisiche o nei tic. Con un corpo disponibile e consapevole si hanno 2 armi a disposizione: la comicità verbale e quella non verbale. Un approccio che parte dall’ascolto del proprio corpo, all’ascolto verso il compagno e il pubblico.
Queste due giornate si rivolgono a tutti coloro che vogliono approfondire l’arte del “far
ridere“ ma anche a chi vuole iniziare un viaggio sereno alla ricerca del proprio divertimento interiore. Lavoreremo essenzialmente su monologhi comici o/e dialoghi comici portati dai partecipanti a loro piacimento e ci alleneremo sui tempi comici, sulla qualità del gesto, sull’espressività, sull’importanza delle parole, il cambio di registro e la qualità dello sguardo! La mattina si faranno 20 minuti di riscaldamento fisico, poi improvvisazioni a tema, esercizi di gruppo sull’attenzione, sul ritmo e poi si passerà ai testi a memoria e io lavorerò sui singoli individui senza snaturarli ma essenzialmente tirando fuori e aiutandoli a capire quali sono le loro caratteristiche attoriali e fisiche personali da cui prendere spunto per iniziare il lavoro sulle intenzioni, sul senso del ritmo nelle battute, utilizzando la loro fisicità.
Beatrice Schiros