Amedeo
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Da una settimana i teatri sono di nuovi aperti. Lo aspettavo da tantissimo, non vedevo l’ora di rivedere tutte quelle poltroncine, sentire tutti quegli odori che si trovano solo nei dintorni di un palcoscenico. Ho avuto la fortuna di ricevere un invito direttamente dal Teatro Stabile, per andare nientemeno che a una prima nazionale alle Fonderie Limone. Meraviglia. Meraviglia lo spettacolo, la serata, tutto.
Però.
Però dopo più di un anno nessuno mi ha urlato un bentornato. La voce registrata mi ha ricordato di spegnere il cellulare e di non fare foto, la stessa voce di sempre, nessun riferimento a mascherine o cose del genere. Non una parola del direttore artistico, o del presidente, o degli attori, come se i teatri fossero davvero aperti (non lo sono), come se i lavoratori dello spettacolo non fossero nella merda (lo sono), come se le Fonderie Limone avessero chiuso l’altro ieri, e non più di un anno fa. Tutto normale.
Sto facendo la figura dello spettatore rompi, lo so. È una fortuna che fosse tutto normale, quanto bisogno che abbiamo di normalità, signora mia, almeno stasera, distraiamoci un po’. Divertiamoci.
Però.
Però penso che il teatro sia il luogo dello straordinario, non del normale. Stiamo vivendo tempi straordinari, e se il teatro non mi aiuta a conviverci e a farci pace, chi lo farà?
Ho la fortuna di passare molto tempo a lavorare con le idee, le storie, l’immaginazione. alcune di queste storie le conservo in perfetto disordine in cassettino, compreso il mio personale “Discorso per la riapertura dei teatri dopo una pandemia mondiale”. Non si sa mai, può sempre servire.
“Bentornati a teatro! Vi rubo solo pochi momenti, perché voglio salutarvi tutti, e ringraziarvi. Abbiamo sentito sempre il vostro sostegno, e senza di voi, così attenti, così presenti, non avremmo potuto affrontare questo anno così difficile.
Oggi, e nei prossimi giorni, lo spettacolo dal vivo riapre le sue porte. Spero che possiate innamorarvi del teatro come se fosse la prima volta. Non tutti gli spazi culturali della città hanno potuto riaprire, ed è anche a loro che stasera va tutto il nostro sostegno.
Voglio che attraversiate il teatro torinese in ogni sua forma, dalla più piccola e indipendente alla più blasonata. Oggi non festeggiamo un ritorno alla normalità. Viviamo un tempo eccezionale, e abbiamo il dovere di non sfuggirgli, di attraversarlo e raccontarlo senza risparmiarci.
Stasera tra il pubblico ci sono anche allievi attori, artisti indipendenti, operatori culturali. Spero che questo teatro diventi sempre di più il nostro teatro, e che possiate non sentirvi più soli.
Grazie.”