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Debora Benincasa

 

Grazie a Elisa, Laura, e tutte le persone che ci stanno aiutando in questo lungo viaggio

 

    [/cs_text][/cs_column][/cs_row][/cs_section][cs_section id=”trailer” parallax=”false” separator_top_type=”none” separator_top_height=”50px” separator_top_inset=”0px” separator_top_angle_point=”50″ separator_bottom_type=”none” separator_bottom_height=”50px” separator_bottom_inset=”0px” separator_bottom_angle_point=”50″ _label=”Trailer” class=”cs-hide-lg cs-hide-md cs-hide-sm cs-hide-xl cs-hide-xs” style=”margin: 0px;padding: 0px;”][cs_row inner_container=”true” marginless_columns=”false” style=”margin: 0px auto;padding: 0px;”][cs_column fade=”false” fade_animation=”in” fade_animation_offset=”45px” fade_duration=”750″ type=”1/1″ style=”padding: 0px;”][x_video_player type=”16:9″ src=”” hide_controls=”false” autoplay=”false” no_container=”true” preload=”auto” advanced_controls=”false” muted=”false” loop=”false” poster=””][/cs_column][/cs_row][/cs_section][cs_section parallax=”false” separator_top_type=”none” separator_top_height=”50px” separator_top_inset=”0px” separator_top_angle_point=”50″ separator_bottom_type=”none” separator_bottom_height=”50px” separator_bottom_inset=”0px” separator_bottom_angle_point=”50″ _label=”Galleria” class=”cs-hide-lg cs-hide-md cs-hide-sm cs-hide-xl cs-hide-xs” style=”margin: 0px;padding: 0px;”][cs_row inner_container=”true” marginless_columns=”false” style=”margin: 0px auto;padding: 0px;”][cs_column fade=”false” fade_animation=”in” fade_animation_offset=”45px” fade_duration=”750″ type=”1/1″ style=”padding: 0px;”] [/cs_column][/cs_row][/cs_section][/cs_content][cs_content_seo]Cosa succede nei campi rom? È la domanda che mi preme in gola in questi giorni. L’Associazione 21 Luglio, presente nei territori romani, ha lanciato un appello che è un grido contro le istituzioni, denunciando la condizione di totale abbandono degli abitanti dei campi (potete leggerlo QUI). Ho cercato qualche informazione su quella che potrebbe essere la situazione qui a Torino, dove abito, e ho parlato con alcuni operatori telefonicamente: come leggerete abbiamo poche risposte e moltissimi punti interrogativi. Ci tengo a ricordare che nei campi vive solo una piccola parte della popolazione rom presente in Italia: la parte più povera, emarginata e in difficoltà. I campi sono un ghetto crudele di miseria e spesso sono completamente abbandonati dalle istituzioni, tranne quando serve un po’ di visibilità e si inizia a gridare allo sgombero. Come è stato più volte dimostrato la strategia dello sgombero è una delle soluzioni più inefficaci e superficiali; il superamento dei campi rom dovrebbe passare attraverso percorsi condivisi con gli abitanti, la ricerca di soluzioni a lungo termine e non emergenziali e una messa in discussione anche del nostro concetto di abitare. La gestione di questa emergenza sembra essere affidata esclusivamente alle associazioni del terzo settore che stanno cercando, con i mezzi limitati e le restrizioni di questi giorni, di continuare il loro lavoro. L’obiettivo principale di questo periodo è far arrivare le informazioni a più persone possibili così da aiutarle ad accedere agli aiuti che il governo ha messo a disposizione – come i buoni spesa che purtroppo sono finiti presto. Oltre a questo, si cerca di aprire canali tra i ragazzi e le scuole; la didattica a distanza, infatti, non è molto facile se non si possiedono apparecchi adeguati o reti wi-fi. Ovviamente, questo è un tipo di lavoro che può essere fatto con persone che erano già incluse in progetti e percorsi di sostegno, ma restano escluse ancora moltissime persone: soprattutto quelle dei campi abusivi, quelle senza documenti e, in generale, la fascia più povera e debole di persone. È difficile immaginare un isolamento reale in una situazione in cui le abitazioni non sono minimamente adeguate, in cui non c’è acqua corrente e i bagni non sono sufficienti. Nei campi non c’è materiale sanitario. Nell’insediamento autorizzato di Collegno gli abitanti hanno fatto richiesta al comune di mascherine e disinfettante, ancora non è arrivato niente. Oltre all’emergenza sanitaria si aggiunge, evidentemente, quella economica. Spesso coloro che riuscivano a lavorare lo facevano attraverso situazioni informali e giornaliere, senza nessun tipo di tutela. Difficile capire come potranno continuare a tirare avanti tutte quelle persone che si affidavano a lavori precari e che già vivevano in condizioni di povertà. Risuona inoltre, in tutte le conversazioni, il grande dubbio: cosa succederà se qualcuno all’interno del campo dovesse risultare positivo? Il comune ha pensato a un piano al riguardo? Dove passeranno la quarantena le persone colpite dal virus? Come sarà possibile evitare che il contagio si diffonda? La grande paura (molto probabile) è che se il virus dovesse arrivare nei campi la situazione semplicemente esploderebbe. È già stato così nei dormitori di Torino dove le istituzioni si sono dimostrate del tutto impreparate a gestire un’emergenza che pure era prevedibile. I rom, come moltissime altre persone in difficoltà, sembrano essere semplicemente dimenticati. Nessuno deve essere lasciato indietro, tranne qualcuno (a quanto pare). Debora Benincasa Grazie a Elisa, Laura, e tutte le persone che ci stanno aiutando in questo lungo viaggio Video source missing Image[/cs_content_seo]
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