Perché Antigone?

Amedeo Anfuso Diario

Perché Antigone?

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Perché proprio Antigone?

E io lo so che a questa domanda dovrei trovare una risposta precisa, sintetica e vagamente d'effetto, qualcosa che faccia annuire l'interlocutore che, socchiudendo gli occhi, direbbe solo “già...”

Ma non credo che esistano risposte univoche a questa domanda, la scelta di uno spettacolo non è un processo intellettuale ma è un evento immerso, e sommerso, dalla mia intimità quotidiana.
Quindi è Antigone perché è un simbolo che illumina e da valore alla disobbedienza, ma è Antigone anche perché da piccola avevo un libro della collana degli Istrici che parlava di dei greci e che ho riletto più e più volte, è Antigone per quando ho scelto (con estrema inconsapevolezza di ciò che sarebbe successo in seguito) di fare il classico perché volevo studiare epica, ed è Antigone perché da bambina piangevo di disperazione se qualcuno mi diceva che un gioco rosso era blu – inaccettabile,

perché Jean Anouilh, nella sua riscrittura del 1941, la descrive come una ragazzina magra e spettinata

perché sto ancora cercando di abbattere delle porte che mi sono state chiuse in faccia

per la mia professoressa di greco che era riuscita a farmi odiare le tragedie

per la prima volta in cui ho scoperto che potevo fare ridere

per la paura e i denti stretti

per un letto bagnato di lacrime

per un eroe donna in un mondo di uomini

per tutte le volte che ho cercato di andare contro il “bisogna fare così”

ma che mi sono sentita comunque inadatta, inadeguata, troppo alta, troppo brutta, troppo bella, appariscente, silenziosa, timida, stanca, emotiva, arrabbiata

per Creonte che non ho mai trovato “cattivo” o “crudele”

perché non c'è un nemico preciso – il potere è il nemico

Antigone, perché nonostante la tragedia
non ho mai finito lo spettacolo demoralizzata
ma ho sempre pensato che
anche nel dolore
mi lasciasse fisicamente
sulle mani e sul corpo
una patina brillante di speranza
che ancora oggi ci esorta
a continuare a lottare, disobbedire, ridere
ed esistere
nella nostra ciccia, nelle nostre passioni e nei nostri desideri

Debora Benincasa