Debora Benincasa
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La sala fumava di sigaretta elettronica e di gomme da masticare al mentolo, i colletti delle camicie erano sudati ma inspiegabilmente candidi e le mani scorrevano veloci su tablet e smartphone. Da sotto, dalla strada, il brusio continuava ad aumentare, segnale che una soluzione andava trovata al più presto.
“Sono scontenti”
gracchia una voce da sotto capelli ben pettinati
“Tra poco inizieranno a parlare tra loro”
La folla sotto il palazzo è piegata a metà, rallentata dal peso del lavoro, della solitudine e della precarietà; parla piano ma inizia ad alzare la testa, a farsi delle domande, e tra poco potrebbe porsi quella più pericolosa di tutte: deve per forza andare così?
Dentro la stanza conoscono il rischio di quella domanda, per questo gli occhi passano velocemente da un volto all’altro, annaspando dietro pensieri acquosi. Poi, a capo tavola, l’uomo dal volto perennemente in ombra sorride, ed è come spezzare il ghiaccio in mezzo ai denti. Quello che dice permetterà che, negli anni a venire, non venga più minacciato l’Ordine delle Cose.
“Dategli un nemico, qualcuno di preciso, tangibile e totalmente indifeso”
Una finestra si spalanca portando nuova aria in polmoni avvizziti, che si schiudono con dolcezza in sospiri di sollievo.
“E se non ci dovessero credere?”
“Ci crederanno, sarà molto meno faticoso che dover alzare il collo verso di noi”
Mentre la sala si svuota, dalla strada mormorii iniziano a portare la notizia di una grande invasione, gli occhi della folla si sgranano e tra la rabbia si apre anche uno spiraglio di gioia, finalmente sanno esattamente dove indirizzare il loro odio.
“Signore, mi scusi”
è una vocina acuta, e bassa, quella che ferma l’uomo dal volto coperto mentre sta per chiudere la sua valigetta; lui si ferma, e se potessimo vederne gli occhi, probabilmente sarebbero carichi di fastidio
“Mi scusi, stavo solo pensando che, magari, potrebbe essere rischioso, qualcuno potrebbe arrivare a… arrivare a…”
“Cosa? A picchiare, bruciare, magari a sparare?”
“Stavo pensando esattamente questo, signore”
“Allora smetti di farlo. Noi prendiamo decisioni, e ognuna comporta qualche perdita. È la politica, caro mio”
Il popolo può sempre essere assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e basta accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio Paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi Paese.
Hermann Goering – processo di Norimberga